Non vi meravigliate, fratelli se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siam passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il suo fratello è omicida; e voi sapete che nessuno omicida ha la vita eterna dimorante in se stesso. Noi abbiamo conosciuto l’amore da questo: che egli ha dato la sua vita per noi; noi pure dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. 1 Giovanni 3 / 13 – 16.
I primi cristiani si chiamavano
tra loro, santi o fratelli, questi cominciarono a chiamarsi tra loro cristiani,
solo verso la fine del secondo secolo. Anche se così furono chiamati ad
Antiochia nell’anno 42 D. C. per la prima volta. Atti 11 / 26, ma in senso
spregiativo da parte dei pagani e Giudei insieme, perché seguaci di Cristo, o
Cresto, come lo chiamavano alcuni scrittori latini di quel tempo..
Ma con l’espressione di fratelli
i veri cristiani s’identificano in quel vincolo di sangue che li accomuna e li
fa uniti a Cristo ed al Padre. Giovanni 17 / 17 – 21, sangue versato da Cristo Gesù, in espiazione dei
peccati di tutti, 1 Timoteo 2 / 6, e per mezzo di questo vincolo ci fa suoi
fratelli e ripristina quell’armonia che avevamo perso col nostro Padre celeste,
inoltre ci trasmette per mezzo di Lui,
lo stesso Spirito Santo che il Padre ha posto in Lui, per cui attraverso questo
Spirito di Dio d’adozione, noi possiamo gridare: Abba! Padre! Romani 8 / 15 –
16. Abba! Dall’Aramaico = Padre, i cristiani della chiesa primitiva usavano
chiamare il Padre celeste nello stesso modo che si esprimeva Gesù, ciò
dimostra che si era ripristinato tramite
Gesù, quel rapporto filiale d’amore tra i veri cristiani, ed il Padre celeste.
Perciò Gesù insegnandoci a pregare, ci dice di pregare così: Padre nostro che
sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Matteo 6 / 9. Questo rapporto di
figliolanza, accomuna tutti i veri cristiani con un’unica parola, fratelli, con
questa parola s’indicano vincoli indelebili di sangue, unioni incancellabili,
che accomunano gli esseri umani ad una comune origine. Questa parola, racchiude
in se, quell’unione e sentimenti affettivi che scaturiscono dalla stessa
origine e fonte di vita.
Per questa ragione, tutti noi che
siamo fratelli, uniti dallo stesso vincolo di sangue, da Cristo e d’Adamo, ed
avendo un Unico Datore di vita, il Padre celeste, dobbiamo amarci a vicenda,
avere l’occhio benevolo verso il nostro prossimo che è nostro fratello,
soccorrerci ed aiutarci nell’avversità e
vicissitudini della vita, camminare insieme nelle vie di Dio e seguire le sue
leggi, affinché ci possiamo rispecchiare nella sua somiglianza.
Ma se è questa la giusta
attitudine di un fratello verso l’altro, bisogna ammettere vergognandoci di noi
stessi, che il più delle volte non è così; gelosie, rancori, odio e altri
cattivi sentimenti, serpeggiano in noi e riempiono i nostri cuori, per
interessi futili, che generano a sua volta dissidi e un odio profondo fino alla
violenza; portando alla rottura del vincolo fraterno. L’apostolo Giovanni dice,
chi odia proprio fratello è un omicida, qui il pensiero dell’apostolo si
ricollega certamente al solco profondo che venne a scavarsi tra i primi due
fratelli della storia dell’uomo; in cui Caino si rende fratricida del proprio
fratello Abele. Non c’è dato di sapere, quale fu il dissidio che ne causò la
tragedia, ma non fu per certo, che Iddio accolse favorevolmente il sacrificio d’Abele
e non quello di Caino, perché ambedue sacrificarono il frutto del loro lavoro e
sostentamento. Forse fu perché Abele sacrificò con sincerità di cuore mentre
Caino no; e questo forse la causa di qualche insidia che s’era introdotta nel
cuore di Caino. Perciò Iddio riguardò di più il sacrificio d’Abele e non quello
di Caino, che chissà cosa rimuginava nella sua mente e nel suo cuore.
Forse essendo più grande, era geloso delle
attenzioni predilette dei suoi genitori, verso il più piccolo Abele; questo
capita spesso quando in una famiglia ci sono più figli, allora i genitori
mostrano una predilezione o particolare attenzione per uno e non altri, e
quell’uno è generalmente il più piccolo. Queste differenze possiamo notarle nelle
famiglie numerose, ma anche nelle Scritture vediamo che Isacco amava Esaù,
mentre sua moglie Rebecca amava di più Giacobbe; e Giacobbe amava Giuseppe più
di tutti gli altri suoi figliuoli. Genesi 25 / 28 - 37 / 3.
Ma c’è ancora un’altra ipotesi
della tradizione ebraica che dice: Che Padre Adamo voleva dare in sposa a Caino
la sorella gemella di Abele, mentre ad Abele la sorella gemella di Caino, ma
Caino voleva la propria sorella gemella, per questo motivo nacque il rancore e
odio di, Caino verso il proprio fratello Abele. Magari in quest’ipotesi non c’è
niente di vero, ma di vero c’è che tra Caino ed Abele, l’odio aveva scavato un
abisso profondo ed incolmabile, e Caino covava in cuor suo rancore, e nella sua
mente dei brutti pensieri verso il proprio fratello; e se questi cattivi
pensieri, potevano essere ignorati da Abele, non potevano essere ignorati da
Dio, che conosce dentro ognuno di noi. Ezechiele 11 /5.
Perciò avverte Caino, E l’Eterno
disse a Caino: Perché sei tu irritato? E perché hai il volto abbattuto? Se fai
bene non rialzerai tu il tuo volto? Ma, se fai male, il peccato sta spiandoti,
e i suoi desideri son volti a te; ma tu lo devi dominare! Genesi 4 / 6 – 7.
Con quest’avvertimento il Signore
mette davanti a Caino la strada da seguire, come già fece con suo padre Adamo;
e Caino sapeva cos’era il peccato, la disubbidienza a Dio, perché indubbiamente
Adamo avrà detto ai suoi figli, che un tempo vivevano nel giardino di Dio, dove
la terra produceva il loro sostentamento senza che si affaticassero, e che
tutto fu perso a causa del peccato dovuto alla loro disubbidienza. Perciò come
Adamo ebbe il libero arbitrio, di seguire la strada giusta o sbagliata, anche
Caino ha il libero arbitrio di seguire la sua strada. In questo crocevia in cui
si viene a trovare Caino, dove il peccato e chi ci sta dietro, e bramoso di
avvinghiarlo nelle sue spire, c’è solo la volontà di Caino, se dominarlo o
farsi dominare. Ma la lotta interiore di Caino è più forte, e il maligno vince
ancora, Caino si lascia dominare e si compirà quella tragedia fratricida dove
Caino ammazzerà suo fratello Abele, spezzando quel vincolo di sangue che
l’univa e azzerando tutti quei rapporti armoniosi che devono esserci tra
fratelli..
Ecco per cui Giovanni attesta,
che chi odia suo fratello è omicida; il vero cristiano che accetta Cristo Gesù
come personale salvatore, è battezzato in lui e nella sua morte, e con l’atto
battesimale, testimonia ai suoi fratelli di morire al mondo ed alle sue
concupiscenze, facendo una morte simile alla
sua, per rinascere una nuova vita in Cristo, Romani 6 / 1 – 5.
Giovanni dice, che siamo passati
dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli, e tutti i fratelli sono
vincolati dallo stesso vincolo di sangue, versato sulla croce da Cristo, questo
ci unisce e ci fa fratelli a lui, facendoci diventare dei nuovi figli di Dio.
Poiché e colui che santifica e quelli
che son santificati, provengono tutti da uno; per la qual ragione non si
vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: Annunzierò il tuo nome ai miei
fratelli; in mezzo alla radunanza canterò la tua lode. E di nuovo: Io metterò
la mia fiducia in Lui. E di nuovo: Ecco me e i figliuoli che Dio mi ha dati.
Poiché dunque i figliuoli partecipano del sangue e della carne, anch’egli vi ha
similmente partecipato, affinché mediante la morte, distruggesse colui che
aveva l’imperio della morte, cioè il diavolo, e liberasse tutti quelli che per
il timore della morte erano per tutta la vita soggetti a schiavitù. Poiché, certo,
egli non venne in aiuto ad angeli, ma viene in aiuto alla progenie d’Abramo.
Laonde egli doveva essere fatto in ogni cosa simile ai suoi fratelli, affinché
diventasse un misericordioso e fedel sommo sacerdote nelle cose appartenenti a
Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo. Poiché, in quanto egli
stesso ha sofferto essendo tentato, può soccorrere quelli che son tentati.
Ebrei 2 / 11 – 18.
Questo testo dell’autore
dell’Epistola agli Ebrei, è il massimo dell’espressione ed esposizione del
piano salvifico, che l’Eterno Iddio opera per mezzo del proprio Figlio, in
favore dell’uomo caduto nel peccato. Egli dice il testo, non manda il suo
figliuolo in soccorso agli angeli, ma in soccorso al seme d’Abramo, e
contemporaneamente per tutto il mondo; perché il riscatto è per tutti. 1
Timoteo 2 / 6. Quindi ricollegandoci al testo
che stiamo esaminando di Giovanni, che dice. Noi abbiamo conosciuto
l’amore da questo: che egli ha dato la sua vita per noi; noi pure dobbiamo dare
la nostra vita per i fratelli. Questo è il massimo dell’espressione dell’amore,
arrivare a dare la propria vita per i fratelli, è l’esempio principale
l’abbiamo per l’appunto da Cristo, nostro maestro e fratello. Ma altri esempi
l’abbiamo dalla storia, come ad esempio: Massimiliano Kolbe, ( Zdunska Wola
1894 – Auschwitz 1941 ) in quel campo di sterminio dove fu portato dai
nazisti, si offrì di sostituire un prigioniero scelto a caso e condannato a
morte, dando la propria vita per il fratello. Abbiamo ancora l’esempio di:
Salvo D’acquisto, ( Napoli 1920 – Palidoro - Roma 1943) che si accusò di una
colpa non commessa, e fu fucilato al posto di 22 ostaggi.
E quanti altri esempi potremmo
avere se la storia non li avesse ignorati, ma se la storia dell’uomo li ignora,
siamo certi che il nostro Padre celeste non l’ignora, ma saranno scritti i loro
nomi nel libro della vita, per l’amore che hanno avuto per i loro fratelli.
Perciò ogni vero cristiano che ha
vita in se, come dice Giovanni non odia il suo fratello è non è un omicida; ma
che significa avere vita in se? Avere vita in se significa avere la vita
eterna, e questa ce la dà il Padre per mezzo del Figlio, e la certezza di
questo, dobbiamo averla in noi, ognuno deve interrogarsi personalmente e dire:
Sono io un vero figlio di Dio? Nel mio stato attuale, in che punto mi trovo con
la mia santificazione? Posso io ricevere la vita eterna? Ho qualche scheletro
nell’armadio, oppure qualche macchia in fondo al cuore me lo impedisce? Questi
esami di coscienza vanno fatti per vedere in noi stessi se possiamo
considerarci dei veri fratelli di Gesù. Egli nostro esempio e maestro ci dice:
Voi avete udito che fu detto agli antichi: Non uccidere, e Chiunque avrà ucciso
sarà sottoposto al tribunale; ma io vi dico: Chiunque s’adira contro al suo
fratello, sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto al suo fratello , raca
( stupido ), sarà sottoposto al Sinedrio; e chi gli avrà detto pazzo, sarà
condannato alla geenna del fuoco. Se dunque tu stai per offrire la tua offerta
sull’altare, e quivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te,
lascia quivi la tua offerta dinanzi all’altare, e va’ prima a riconciliarti con
tuo fratello; e poi vieni ad offrir la tua offerta. Matteo 5 / 21 – 24. In
questo testo Gesù parla come supremo legislatore, mostrando il grande amore che
ha per i suoi fratelli, Egli non solo condanna l’omicidio, ma anche tutti quegli
atti connessi che portano odio, l’ira, l’insulto, dissidi e atti ingiuriosi che
possono provocare e portare ad estreme conseguenze. Perciò dobbiamo stare
attenti; Gesù condanna gli scandali e chi li provoca, Matteo 18 / 6 – 8. E
Paolo dice: Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo
perché siamo membra gli uni degli altri. Adiratevi e non peccate; il sole non
tramonti sopra il vostro cruccio e non fate posto al diavolo, Efesini 4 / 25 –
27. L’amore e la misericordia che Dio Padre e Gesù, a mostrato verso di noi
tutti, se l’abbiamo recepita in noi, ed è ben ferma in noi, è più forte di
qualsiasi dissidio o attrito che possa verificarsi tra i fratelli. E se qualche
dissidio può emergere causato da cose futili, ma che possano causare danni alla
nostra santificazione, devono subito essere sedate, e far si che il sole non
tramonti sul nostro cruccio, affinché la controversia non si trasformi in odio
scavando un solco profondo e incolmabile danneggiando la nostra santificazione,
e facendo il gioco del maligno.
Perciò prendiamo esempio da
quella donna giudicata da Salamone, che non volle che suo figlio fosse diviso;
ma con tutto l’amore di madre che portava a suo figlio, l’avrebbe volentieri
dato all’atra donna, pur essendo consapevole che non era la vera madre. 1 Re 3
/ 16 – 28. Così usando quell’amore che Dio ha usato verso di noi, e che Cristo
ha usato verso i suoi fratelli, anche noi dobbiamo usarlo gli uni verso gli
altri, in qualità di membra d’ un unico corpo, e se è necessario chiedere scusa
ad un fratello che lo esige, facciamolo, per non ingigantire controversie che
porteranno solo amarezze negli animi e non servono né di edificazione né per la
nostra santificazione. Ma usiamo amore , gli uni verso gli altri, come si
conviene ai veri fratelli di Cristo nostro Signore e salvatore. 1 Corinzi 13.
Papia.
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